La diagnosi (di tendinopatia calcifica) è clinica – anche se a volte il dolore e la limitazione funzionale non consentono di eseguire i test clinici – e strumentale. Generalmente l’esame di prima valutazione è la radiografia che offre una valutazione panoramica dell’osso, dei rapporti articolari e di eventuali calcificazioni. Tuttavia l’esame che consente la migliore valutazione della tendinopatia calcifica è l’ecografia che permette la rilevazione della calcificazione valutandone lo stadio e la reazione infiammatoria associata dei tessuti molli adiacenti. La Risonanza Magnetica invece non è l’esame indicato, non consentendo una buona valutazione delle calcificazioni.
I trattamenti disponibili sono diversi, dalle onde d’urto – non indicate però per calcificazioni molto dolorose e grandi – alla chirurgia, generalmente lasciata come ultima possibilità, essendo utile ma molto invasiva (intervento in anestesia generale).
Ultimamente si è affermato il trattamento ecoguidato delle calcificazioni (anche definito come ablazione, lavaggio o litoclasia percutanea) che viene eseguito ambulatorialmente con anestesia locale tramite introduzione mirata di 1 o 2 aghi all’interno della calcificazione stessa con diverse tecniche di lavaggio ed è seguita da un’infiltrazione di antiinfiammatorio ecoguidata nella borsa subacromiale di spalla.
Il trattamento descritto, al momento considerato nel mondo scientifico come il primo approccio alla tendinopatia calcifica sintomatica, deve essere seguito da adeguata fisiokinesiterapia e risolve il problema in circa l’80% dei casi.